Musica: chiedimi tutto

http://www.adnkronos.com/intrattenimento/spettacolo/2018/10/25/cecilia-bartoli-riapre-dopo-anni-teatro-galli-rimini_3WP65odXPJLHNMup2KSCPN.html
Scrivetemi: risponderò alle domande, ai dubbi e alle curiosità sulla musica, nell’accezione più ampia e variegata del termine. info@donaalpiano.it

In risposta alle numerose domande che mi vengono fatte sui benefici della musica nella crescita del bambino già da prima della nascita (argomento già trattato, ma che continueremo a trattare)
vorrei dedicare questo video a tutti i genitori dei bambini che frequentano il mio
CORSO MUSICA PER I PICCOLI MOZART e i LABORATORI DIPINGI LA MUSICA
ma soprattutto alle partecipanti al nuovo….
MAMME CON ARTE laboratorio per mamme prima e dopo la nascita del bimbo
(vedi luogo e date nella pagina EVENTI IN AGENDA)
https://www.youtube.com/watch?v=uqa4KzU3qRI

Gentile professoressa Donatella, ho un bambino di quattro anni che mi sembra molto portato per la musica. E’ troppo presto per iniziare lo studio del pianoforte? Ho ricevuto da altri professionisti risposte contrastanti. Lei cosa ne pensa?  Grazie.  Stefania

Gentile Stefania. E’ vero, ci sono pareri discordi sull’età a cui è bene iniziare lo studio della musica. Questo dipende dal fatto che c’è diversità di metodi di insegnamento e diversità nella maturazione dei bambini. Ai bambini molto piccoli, anche di tre anni, io suggerisco il laboratorio di gruppo (col metodo Orff, Dalcroze, Willems e altri studiati apposta per loro), ma ci sono bambini di quattro anni che partecipano con interesse e piacere anche alla lezione individuale. Piacere, interesse, divertimento,  feeling bambino-insegnante sono ingredienti indispensabili per la buona riuscita del percorso, oltre alla scelta del metodo didattico da parte dell’insegnante e alla collaborazione dei genitori.

In che modo possono collaborare i genitori? E quali metodi suggerisce per il laboratorio di gruppo?

I metodi che ho menzionato nella precedente risposta sono validi sia nella didattica del laboratorio di gruppo, sia per la lezione individuale, ma devo specificare che non sono metodi per lo studio del pianoforte, bensì metodi di educazione musicale e il loro obiettivo è dare al bambino una educazione dell’orecchio, della voce, della sensibilità musicale, trasmettendo le basi ritmico-melodiche-armoniche del linguaggio musicale in maniera giocosa e stimolante. Per avviare il bambino allo studio del pianoforte a 4 anni occorre aggiungere a quelli citati, un metodo specifico per pianoforte,ad esempio il metodo MUSICA PER I PICCOLI MOZART di Christin H.Barden, Gayle Kowalchyk, E.L.Lancaster. I genitori possono partecipare attivamente alle lezioni, imparando loro stessi, in modo da poter riprendere i contenuti della lezione assieme a casa e divertirsi a suonare coi loro bambini in famiglia.

Inoltre va ricordato che molti studi scientifici, recenti e meno, dimostrano che suonare e ascoltare musica in giovane età migliora l’apprendimento,la memoria,le capacità di ragionamento e la creatività. Detto questo…prima si inizia e meglio è!  anche nella vita prenatale, come ho già documentato in uno degli articoli pubblicati nella Home di questo sito, purchè col giusto metodo!

 

Gentile prof.ssa Donatella
Vorrei intraprendere lo studio del canto, perchè fin da bambina mi è sempre piaciuto cantare, ma avendo ormai quasi 40 anni, non so se posso avere dei risultati. Le mie domande e perplessità sono queste:
– la voce “invecchia”?
– si può aumentare la propria estensione vocale? e il volume?
– ci sono limiti di età per iniziare?
Paola Milano

Gentile Paola
La ringrazio per questa domanda che offre vari spunti di interesse comune sull’arte del canto. E’ per questo che, non essendo una cantante professionista, ho deciso di girare le sue domande alla cantante Liliana Fantini, che volentieri mi ha permesso di pubblicare integralmente le risposte, sul mio sito.

Ecco cosa mi ha risposto LILIANA FANTINI:

Ringrazio Donatella per questa domanda che mi permette di raccontare la mia esperienza riguardo al canto.

Ho sempre cantato fin da bimba, analogamente a Paola. L’amore per la musica e il canto in particolare mi hanno sempre accompagnato, ma la mia voce si è limitata per anni a riprodurre melodie e canzoni solamente per diletto nello spazio ristretto della mia casa. Gli eventi della vita non mi hanno permesso di studiare canto da giovane, ma mi sono rifatta in età matura.

Solo verso i 38 anni entrai in un coro perché desideravo che la mia espressione vocale non rimanesse racchiusa tra quattro mura. Il direttore, durante la prima audizione, decise di mettermi nella sezione contralti. Ciò non significava che fossi un vero contralto, ma la mia voce poco educata non aveva molta energia e non riusciva a esprimersi nelle  note acute del soprano che, successivamente con un po’ di studio, ho raggiunto con facilità.  Decisi quindi quasi subito di dedicare del tempo a me stessa e alle mie passioni, il canto e la recitazione così, oltre a frequentare un corso di formazione teatrale, iniziai al contempo un percorso di canto lirico amatoriale.

 Da quel momento lo studio della tecnica vocale e parimenti l’espressione creativa hanno avuto uno sviluppo in ascesa. Naturalmente c’è da considerare che i miglioramenti e la crescita non avvengono nello spazio di un mattino, ma richiedono costanza, dedizione e passione. Allo studio del canto lirico seguì poi quello del canto jazz, sentendo l’esigenza di spaziare in altre sonorità e provare nuove esperienze.

Dulcis in fundo, sollecitata da nuovi suoni e atmosfere, solo pochi anni fa la creatività si è fatta spazio e sono nate le canzoni, testi e musiche, che hanno dato vita a un cd dal titolo “Correvoce”, pubblicato dalla prestigiosa Philology Jazz Records. A 50 anni e oltre la mia espressione vocale e creativa hanno trovato una via, come se fosse finalmente saltato il tappo della bottiglia e avesse liberato un vino d’annata, buono, ricco di profumi ed esperienza.

Attualmente sono impegnata nella registrazione di un nuovo album di canzoni da me composte che si intitolerà “Libellula” e che avrà luce nei prossimi mesi.

Negli anni la mia voce ha preso corpo e volume ampliando l’estensione vocale e tuttora proseguo nello studio del canto che è sempre in trasformazione e crescita.

La mia esperienza può essere di stimolo per l’amica Paola, desiderosa di iniziare un percorso di studio di canto a 40 anni. Non è mai troppo tardi! Se si ama e si desidera intraprendere questo percorso è giusto e sacrosanto iniziare a qualsiasi età, con impegno e dedizione. Si sarà ripagati dai risultati che non tarderanno a venire e dalla gratificazione di esprimersi con la voce che è specchio dell’anima e veicolo di crescita interiore, oltre che straordinario mezzo per esprimere le nostre emozioni. Il suono agisce nel profondo. Una voce espressiva, nel parlato ma soprattutto nel canto, può far vibrare le persone che ascoltano e regalare a noi stessi la gioia.

Un grazie di cuore a Donatella che mi ha ospitato nel suo bellissimo sito, pieno di novità e curiosità.  Auguro un felice 2014 a tutti!

                                                                            Liliana Fantini

Grazie Liliana per il tuo intervento che, oltre ad essere una risposta precisa ed esauriente, è una testimonianza concreta di vita vissuta.

Invito l’amica Paola e tutti i lettori del mio sito ad ascoltare su Youtube “Corre voce”, il brano che dà il titolo all’ album di Liliana, registrato con passione e amore, accompagnata da splendidi musicisti.

http://www.youtube.com/watch?v=l775rUVR8No

Infine una STORIA CURIOSA a me capitata in tema con la domanda sull’ “INVECCHIAMENTO” DELLA VOCE. 

Pochi anni fa, alla veneranda età di 53 anni decisi di prendere delle lezioni di canto lirico e contattai per telefono una prestigiosa e giovanissima cantante che avevo trovato sul sito edumus. Dopo una conversazione di circa tre quarti d’ora la cantante con molta gentilezza mi disse: <<Posso chiederti l’età?>>

<<Certo-rispondo io-ho 53 anni.>>  <<Oh, mi scusi signora!- ha esclamato la cantante ossequiosa e imbarazzata, passando repentinamente dal tu al lei credevo fossimo coetanee!>>

No, la voce non invecchia!

Non vi è mai capitato di conoscere una persona soltanto telefonicamente e non riuscire a farvi un’idea sulla sua età? Fateci caso!

Cara Donatella, io non amo ascoltare musica classica, fatta eccezione per pochissimi brani che conosco, dei quali spesso però ignoro anche i titoli… Leggendo le risposte che ha dato sugli effetti della musica classica, sullo stress, sulle mamme in attesa e perfino sugli animali, mi sono incuriosito e mi domando se l’amore per la musica è fra le cose che si possono imparare, anche da adulti. Gianni, Milano

Grazie per questa domanda, veramente interessante, perchè mi dà l’occasione di approfondire un tema molto importante e molto sentito. Sì, si può imparare ad apprezzare e godere della musica classica. Quando insegnavo nelle scuole di stato facevo ai ragazzi questo TEST che propongo anche a voi lettori:

TEST PER SCOPRIRE SE AMI LA MUSICA CLASSICA  Ti piace la musica classica? Se hai risposto no, ti chiedo: ti piace Per Elisa?- la Sinfonia n.40 di Mozart?- l’Aria sulla Quarta corda di Bach?- il rondò Alla Turca di Mozart?- la Marcia Nuziale di Mendelssohn?- la Marcia Nuziale di Wagner?- l’Ave Maria di Gounod?- l’Ave Maria di Schubert?-La Romanza n.1 di Beethoven per violino e pianoforte?-Le quattro stagioni di Vivaldi? – La marcia trionfale dall’Aida?-  “Va’ pensiero”?

Se hai risposto “non le conosco” ti invito ad ascoltarle cercandole magari su youtube e scoprirai di conoscerle. Le risposte che avevo quando insegnavo nelle scuole pubbliche erano nella quasi totalità affermative. Dunque per imparare ad amare la musica classica, nella quasi totalità dei casi è sufficiente conoscerla.  Inoltre esiste un metodo, che io applico nei miei laboratori ASCOLTARE DA(i) GRANDI (o GUIDA ALL’ASCOLTO) per conoscere più a fondo la musica, scoprirne significati e intenti, e apprezzare anche quei brani in apparenza “difficili”(ad esempio la musica colta contemporanea)

Cosa intendi per musica colta contemporanea?

In realtà quella che tutti chiamano “musica classica” dovrebbe chiamarsi “musica colta” (il contrario di musica popolare, o del popolo, quindi musica dei compositori), e per musica classica dovrebbe intendersi  la musica del periodo che anche in letteratura e pittura viene definito classico e cioè del 1800. Ma ormai l’uso della parola “classica”per indicare la musica colta è…un classico! per cui usiamola pure senza remore!

Cara Donatella, a che età sarebbe bene cominciare ad apprendere le prime nozioni di musica? E quando sarebbe meglio iniziare a studiare uno strumento? Paola C, Torino

L’ideale sarebbe cominciare a tre anni con un “corso di propedeutica”. Si tratta di un laboratorio organizzato in forma giocosa, entro cui il bambino viene educato a prestare attenzione al suono, ascoltando, imitando e creando. Ma si può iniziare anche dopo, fra i sei e i dieci anni, oppure … molto prima, prima che il bambino nasca, visto che è dimostrato che già in utero i piccoli sono sensibilissimi ai suoni.

Cara Donatella, ho letto che il bambino percepisce i suoni e reagisce a essi già dai primi mesi  di vita intrauterina. Mi sono chiesta allora quanto i rumori a cui è esposto per nove mesi possano influenzare la sua crescita. Ed è vero che ascoltare buona musica in gravidanza può fare bene al bambino?

E’ vero: da vari studi è emerso che il bambino percepisce suoni e rumori già dal quinto-sesto mese di vita intrauterina e vi reagisce mostrando gradimento o disappunto, calmandosi o agitandosi. E’ importante che durante la gravidanza la futura mamma canti semplici canzoncine con una piacevole melodia e ascolti musica classica, soprattutto di Mozart e Vivaldi. Dovrebbe evitare invece i rumori troppo forti, specialmente se stridenti. Sarà sorprendente per i neo genitori scoprire che il neonato dimostra di riconoscere la musica e le canzoni udite durante la vita intrauterina.  Per approfondire l’argomento consiglio il libro “Nascere musicali” di Johannella Tafuri.

Da adulti imparare è impossibile? Patrizia, Rimini

Non è mai troppo tardi per imparare a fare e ad apprezzare la musica, anche se è ovvio che qualsiasi arte o disciplina e quindi anche la musica si acquisisce più rapidamente se ci si avvicina in età infantile. Questo però non deve scoraggiare il desiderio di accostarsi alla musica: così come in età adulta si possono apprendere nuove abilità, dal guidare l’auto all’usare un computer al padroneggiare una lingua straniera,  così si può imparare a suonare il pianoforte. Occorrono solo un po’ di determinazione, costanza, apertura mentale. Certo l’articolazione delle dita non è la stessa di un bambino, le ossa sono già calcificate, quindi non sarà semplice arrivare a suonare brani che richiedono grande agilità. Posto questo si potrà comunque raggiungere un livello tale da ricevere gratificazione e ottenere consensi come esecutori di brani semplici.

 

Cara Donatella, che cos’è il “bottigliofono”? Claudio, Milano

E’ uno strumento musicale a percussione costituito da un insieme di bottiglie di vetro riempite d’acqua a livelli diversi. Più sono piene più producono un suono grave quando vengono percosse con un cucchiaio. Il bottigliofono può essere considerato una versione rudimentale e casalinga dell’armonica a bicchieri, strumento dal suono cristallino molto suggestivo, usata perfino da Mozart in una delle sue composizioni, che produce il suono in seguito alla rotazione del dito sull’imboccatura del bicchiere. Uso volentieri il bottigliofono nella didattica, in alternativa allo xilofono, anche perché costruirlo rappresenta per l’alunno un’eccellente occasione per esercitare l’orecchio.

Cara Donatella, vorrei costruire un bottigliofono, come si fa?

Prendi una decina di bottiglie di vetro diverse tra loro, ascolta il loro suono battendole con un cucchiaio e cerca di scoprire la differenza fra l’uno e l’altro, quindi riordinali dal più grave al più acuto. Hai un certo numero di bottiglie uguali? Riempine una d’acqua, vedrai che il suono diventa decisamente più grave. Ora vai al pianoforte o altro strumento (o anche su you tube, cercando il suono della scala musicale) e cerca di scoprire a che note corrispondono le due bottiglie (la vuota e la piena) e riempi quelle che restano a vari livelli di acqua per ottenere le note – dal do al si – ricordando sempre che più acqua c’è più il suono è grave. Possono funzionare anche vasi e ciotole varie, purché di vetro.

Si può diventare intonati quando si è stonati? Anna M, Milano

Non esistono individui stonati in assoluto,  a parte rarissimi casi di malformazione alle corde vocali o alla gola. Esistono invece voci non educate, che possono diventare intonate.   Spesso quella che viene sbrigativamente liquidata col termine “stonatura” è causata da una mancanza di coordinazione fra ascolto ed emissione della voce. Bisognerà quindi favorire la capacità di ascolto oltre che l’emissione, con esercizi appositi, peraltro molto semplici e alla portata di tutti. Perché tutti ma proprio tutti possono diventare intonati, in barba a chi li invitava a tacere quando, per esempio,  c’era da cantare in coro.

Cara Donatella, hanno tolto la musica dalle materie di studio nel Liceo di scienze umane! Sono molto delusa. Eppure fin dall’antichità se ne capiva l’importanza. Cosa ne pensi? Maria, Padova

Ti rispondo con le parole di Platone, scritte nel 400 a.C.: “La musica è una legge morale: essa dà un’anima all’universo,  le ali al pensiero, uno slancio all’immaginazione, un fascino alla tristezza, un impulso alla gaiezza,  e la vita a tutte le cose. Essa è l’essenza dell’ordine ed eleva ciò che è buono, giusto e bello, di cui essa è la forma invisibile, ma tuttavia splendente, appassionata ed eterna.” Ecco, secondo me, togliere la musica dal percorso formativo di chi dovrà occuparsi di formazione è un furto perpetrato ai danni dei ragazzi di oggi e di domani.

Cara Donatella, a proposito di sensazioni prodotte dalla musica, vorrei raccontare un comportamento della mia cagnolina che mi ha molto colpita: Dea, così si chiama, si sdraia con me sul letto e con la musica di Mozart, si rilassa e si addormenta subito. Vivaldi invece…non le piace!                          Renata, Albano S.Alessandro

Grazie Renata, la tua testimonianza è molto utile!  Le ricerche sul campo sono sempre aperte e sempre più sorprendenti. La musica non finirà mai di stupirci! Se qualcuno ha fatto altre esperienze significative con gli animali, farebbe cosa gradita aggiungendo la propria testimonianza a quella dell’amica Renata.

Intanto ti racconto i risultati delle ricerche di un gruppo di ricercatori dell’Università di Belfast che ha sottoposto 50 cani all’ascolto di quattro tipi diversi di rumori: una compilation pop; un CD di musica classica; un programma della radio costituito da conversazioni umane; un album dei Metallica, gruppo heavy metal. I risultati hanno evidenziato come durante l’ascolto dei Metallica i cani diventassero molto agitati e nervosi abbaiando molto. L’ascolto della musica classica li ha resi invece molto calmi, mansueti e rilassati, mentre il programma radio e la musica pop non hanno creato grandi variazioni di comportamento. La musica classica, è ormai risaputo, riduce lo stress, rende calmi e migliora l’umore. Evidentemente anche i cani, per quanto riguarda le preferenze musicali, possono avere altrettanto discernimento.

Il mio gatto rosso maschio, di nome Zip, ha una particolarità: quando mio marito suona il pianoforte sembra rimanere zitto e immobile nelle vicinanze dello strumento ad ascoltare, e sembra anche che apprezzi la musica classica, in particolare Chopin. Secondo me l’armonia musicale ha un effetto positivo, equilibrante e rilassante, anche sugli animali. Secondo te è vero, Donatella? Grazie, Mp

Si sa per certo che le galline producono più uova e le mucche più latte se ascoltano musica classica, così come le guarigioni sono più rapide se nella cura rientra anche Mozart o Bach. Questo ci fa capire che la musica ha un’ influenza positiva sullo stato d’animo, sia dell’uomo che dell’animale. E se funziona per la gallina, è impossibile pensare che non funzioni anche per il gatto, sensibile e dotato di senso artistico per natura.

Per Renata e Mp ho pubblicato un video nella home che è una risposta molto eloquente alle loro domande.

Gentile prof. Donatella, nella spiegazione del tuo metodo di insegnamento (nella sessione COSA INSEGNO E COME) dici che l’educazione ritmica e melodica e l’alfabetizzazione musicale vengono acquisite  contemporaneamente  ai primi contatti con la tastiera. Questo significa che non occorre saper leggere le note prima di accostarsi alla tastiera? E il solfeggio quando lo insegni? Anna, Bergamo

Studiando e facendo pratica coi metodi Dalcroze, Willems, Orff e Goitre (che ho conosciuto personalmente nel 1976 agli inizi della mia “avventura” di insegnante) ho scoperto, con grande stupore, che il solfeggio parlato all’estero è praticamente sconosciuto, si fa solo in Italia e in Spagna e viene chiamato “solfeggio all’italiana”. Dunque no, non occorre una base puramente teorica, io insegno a riconoscere poche note per volta contemporaneamente sullo spartito e sulla tastiera. Il solfeggio che faccio fare è solo cantato  ( non parlato) e applicato ad ogni singolo brano.