Studio condotto da James Hudziak, docente di psichiatria negli Usa: “Durante la crescita si modifica lo spessore della corteccia cerebrale. La pratica musicale influenza tale spessore nelle aree legate alla memoria di lavoro e all’organizzazione mentale”
01/01/2015 stefano massarelli
I bambini che familiarizzano con uno strumento musicale fin da piccolissimi sembrano ottenere dei benefici che vanno ben oltre il fatto di saper suonare Mozart, Beethoven o Bach. A dimostrarlo è una recente ricerca statunitense apparsa sulla rivista Journal of the American Academy of Child & Adolescent Psychiatry, secondo cui suonare uno strumento musicale fin dalla tenera età favorirebbe un miglior controllo delle emozioni e una migliore capacità di attenzione, abbattendo la tendenza a soffrire di disturbi d’ansia.
Lo studio – considerato la più vasta indagine relativa all’associazione tra sviluppo cerebrale e interesse alla musica nei bambini – è stato condotto da James Hudziak, docente di psichiatria dell’Università del Vermont, che ha preso in esame le risonanze magnetiche di 232 ragazzi di età compresa tra i 6 e i 18 anni, analizzando lo sviluppo cerebrale nel tempo. In base alle ricerche effettuate dallo stesso Hudziak e dal suo team, infatti, durante la crescita la corteccia cerebrale dei bambini andrebbe incontro a una modifica del suo spessore e il suo assottigliamento in determinate aree cerebrali sarebbe da ricollegare direttamente ai disturbi d’ansia, dell’attenzione e ai comportamenti aggressivi negli adolescenti.
Dalla ricerca attuale è emerso che la musica avrebbe il potere di alterare lo sviluppo delle aree motorie cerebrali, probabilmente per via dei movimenti coordinati che richiede il fatto di saper suonare uno strumento. Ancor più importante, la pratica musicale influenzerebbe lo spessore della corteccia nelle aree legate alla memoria di lavoro e all’organizzazione mentale, con un importante influenza sul controllo e la gestione delle emozioni. “Tali statistiche – spiegano i ricercatori – sottolineano l’importanza vitale di trovare nuovi modi innovativi per rendere la formazione musicale più ampiamente disponibile ai giovani, a partire dalla prima infanzia”.
Già da tempo le ricerche scientifiche hanno mostrato i numerosi benefici della pratica musicale sin dalla tenera età: uno studio della Harvard University ha mostrato che avere a che fare con le note potenzia le capacità mentali dei bambini, rendendo il loro cervello più “flessibile”, mentre una ricerca sull’autorevole Journal of Neuro Science ha fatto vedere come praticare musica da giovani garantisce un cervello più svelto e reattivo da anziani.